segunda-feira, 31 de março de 2014

Ti avevo vista una sera, tempo fa, non so dove, e da allora ansioso aspettavo La Notte, gonfia di stelle e di profumi azzurrini, su di me illanguidiva la sua nudità abbagliante e convulsa d'amore! Perdutamente, la Notte apriva le sue costellazioni come vene palpitanti di porpora e d'oro, e tutta la illuminante voluttà del suo sangue colava pel vasto cielo Io stavo, ebbro, in attesa, sotto le tue finestre accese, che fiammeggiavano, sole, nello spazio Immobile, aspettavo il prodigio supremo del tuo amore e l'ineffabile elemosina del tuo sguardo! Poiché sono il mendicante affamato d'Ideale che va lungo le spiagge implorando baci e amore, per nutrirne il suo sogno! Con cupidigia astiosa bramavo i gioielli del cielo per abbellirne la tua nudità di regina e verso di te protendevo i miei sguardi folli, insanguinati nell'ombra come braccia scarnite di moribondo! Tutto parvemi ingigantito dall'ampiezza del sogno! Campane rantolavano nel cielo come bocche mostruose: le bocche, forse, del Destino! Campane invisibili e selvagge sembravano aprirsi su me, nel silenzio, come abissi capovolti! Un gran muro s'ergea davanti a me, implacabile e altero come la disperazione! Aspettavo solo.

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